L’area compresa tra Punta Stilo e Monasterace Marina ospita una delle più importanti testimonianze elleniche in Calabria, l’antica Kaulonìa (in greco antico Καυλών), antica Polis della Magna Graecia, a pochi metri dal Mar Jonio.
L’acropoli della città sorgeva dove attualmente si trova il Faro di Punta Stilo e l’area intorno al sito su cui insisteva la Polis è chiamata dagli archeologi Kauloniatide.
Da chi fu fondata la città?
Siamo al tempo della guerra di Troia e, secondo la leggenda, dopo l’uccisione di Clete, fondatrice della città, da parte degli Achei, suo figlio Kaulo riedificò la città. Il nome Kaulon deriverebbe proprio dal rifondatore.
Kaulon, che si estendeva per 47 ettari c.a. e contava diecimila abitanti, fu distrutta nel 388 a.C. da Dionisio I, tiranno di Siracusa, che ne annesse il territorio a Locri, deportando gli abitanti a Siracusa. La città venne ricostruita da Dionisio II e, dopo essere caduta nelle mani dei Campani di Reggio Calabria, venne cancellata definitivamente dai Romani nel 205 a.C.
Il Parco Archeologico dell’antica Kaulon (Monasterace Marina)
L’identificazione dell’antica Kaulonia si deve all’archeologo Paolo Orsi il quale, nel 1890, rinvenne i resti monumentali di un grande tempio dorico (450 a.C.) il cui basamento in arenaria è ben visibile ancora oggi. Il Parco Archeologico sorge in un punto di assoluto fascino della costa orientale della Calabria. L’area è chiusa in un abbraccio tra l’azzurro intenso dello Jonio con la sua spiaggia di sabbia chiara, e il faro di Punta Stilo.
Il Tempio Dorico (450 a. C.)
L’area archeologica ospita i resti del grande Tempio dorico, formato da 6 x 14 colonne; l’edificio era provvisto di una cella con pronao, opistodomo e scale di accesso al tetto e la copertura era in tegole in marmo proveniente dall’isola di Paros (Egeo). Intorno al Tempio sono presenti tracce di una gradinata, degli altari e del muro del temenos, luogo sacro.
La sala dei draghi, dei delfini e dell’ippocampo
Di grande interesse è la Casa del Drago, così denominata dall’immagine raffigurata sul mosaico pavimentale policromo raffigurante un mostro marino che decorava un ambiente, oggi esposto al MAK – Museo Archeologico di Kaulonia, oggetto di importante intervento di restauro finanziato dal Fondo Ambiente Italiano, divenuto il simbolo di Kaulonia.Il Drakon
Nel sito originario, situato nei pressi del Faro, si trova il Drakon, altro mosaico raffigurante un Drago contornato da riquadri e rosette floreali, della superficie di 25 mq, facente parte di un edificio termale di epoca greca, risalente al IV sec. a.C..
Questo fu rinvenuto nel 2012 durante la campagna di scavi promossa dalla Sovrintendenza calabrese, guidata dall’Archeologo Francesco Cuteri, sotto la supervisione della direttrice del Museo di Monasterace, portato alla luce nell’anno successivo.
I mosaici, gli animali e la mitologia greca
Di particolare interesse è il significato simbolico degli animali rappresentati nei mosaici: i Draghi nella mitologia greca (dal verbo δέρκομαι, dérkomai, “guardare attentamente”) sono creature serpentiformi privi di gambe e di ali.
Nell’Iliade, Omero cita un drago “animale fantastico con una vista acuta, l’agilità di un’aquila e la forza di un leone”
Perocché quando strepitosa in Cipro
corse la fama che l’achiva armata
verso Troia spiegar dovea le vele,
gratificar di quell’usbergo ei volle
l’amico Agamennón. Di bruno acciaro
dieci strisce il cingean, dodici d’oro,
venti di stagno. Lubrici sul collo
stendon le spire tre cerulei draghi
simiglianti alle pinte iri che Giove
suol nelle nubi colorar, portento
ai parlanti mortali …
Dallo scudo poscia
una gran lassa dipendea d’argento,
lungo la quale azzurro e sinuoso
serpe un drago a tre teste, che ritorte
d’una sola cervice eran germoglio.
Omero, Iliade, Libro XI
Nella Mitologia greca numerose Divinità assumono sembianze pisciformi. Spesso, la trasformazione da uomo a delfino rappresenta la rigenerazione dell’Anima e vengono narrate leggende sui delfini in relazione ad Apollo e Dioniso.
Un esempio è l’inno omerico dedicato ad Apollo il quale racconta che il Dio si incarnò in un delfino per dirottare una nave cretese verso Crisa. In tale luogo sorse poi il Santuario di Delfi, il cui nome fu attribuito proprio in relazione a delfis, appunto il delfino. Gli ippocampi sono rappresentati come un incrocio tra cavallo e pesce e, insieme a Draghi ed altri animali marini, trainano il carro di Poseidone, Dio del mare.
La Tabula Cauloniensis
Un reperto di grande importanza storica è la tavola bronzea iscritta denominata “Tabula Cauloniensis“, con dedica votiva a Zeus (480-470 a.C.).
Una lunga epigrafe in alfabeto acheo, composta da 18 linee, di cui 15 esametri e pentametri, la più lunga nota dall’Occidente greco. Scoperta nel 2000 ed oggetto di restauro compiuto nel 2013, il testo contiene un’invocazione alla Divinità, seguita dal nome dell’artista Pythokritos, “figlio di nobile padre”. La parte centrale contiene una composizione poetica dove viene ricordata la presenza di una statua di Zeus. La Tabula Cauloniensis è esposta presso il MAK – Museo Archeologico di Kaulonia, insieme agli altri interessati reperti rinvenuti nell’area archeologica marina dell’antica Kaulon.
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