“Prima di valutare se una risposta è esatta si deve valutare se la domanda è corretta.” con questa citazione di Kant ho voluto cominciare questo nuovo viaggio, non tanto per darmi un tono edotto (lungi al quadrato da me farlo) ma perché riassume il senso del mio sentire rispetto a questa rubrica.
Le domande sono fotogrammi di un attimo. Le stesse, fermano quel tempo e quel pensiero e lo fissano con le innumerevoli risposte possibili. Fissarlo per poi cambiarlo, rinnovarlo. Le domande sono possibilità. Abbiamo voluto provare a fissare questo tempo di profondo cambiamento con tutte le domande che ciò permette. Una domanda a settimana.
Vogliamo chiederci e chiedervi tutto ciò che non ci sembrerà mai stupido, leggero, pesante. Perchè nelle domande risiede la curiosità, e mai lei potrà essere ingabbiata da una definizione.
La domanda per voi
Ho pensato a lungo alla prima domanda che avrei posto a tanti di voi che seguono il sito se vi avessi avuti davanti, due giorni di blocco da foglio bianco e poi, l’ispirazione da uno di voi. In un momento storico in cui emerge più spietato il becero contrapporsi tra il nord e il sud di questo bel paese, la schermaglia che si è spostata sul fronte interno mi ha portato a chiedermi tante cose. Molte di queste non meritano rilevanza, alcune per me, si. Mi sono chiesta, scremando ogni giudizio di sorta sulla corsa all’appestato nostrano che abbiamo messo su negli ultimi mesi, quanto sarebbe stato divertente invertire le parti. Quanto cambierebbe lo scenario, locale e non, se ci fosse data la possibilità di cambiare noi stessi.
Ecco, quindi, il dilemma: ai miei conterranei costretti (o anche no) a lasciare la Calabria chiederei se, messi nelle condizioni di vivere dignitosamente, rientrerebbero per ricongiungersi alle proprie radici. A coloro che con me condividono la scelta (o anche no) di vivere in Calabria chiederei se, avendo la possibilità di lasciarla, lo farebbero.
Per ora vi lascio cosi, in attesa di risposte, ma soprattutto di nuove domande.
Adriana