La cosa più difficile di cui mi sono dovuta rendere conto in questi giorni è che le domande, per essere “digerite” andrebbero fatte una per volta. Proprio io che una cosa per volta proprio non so farla, e se la faccio, la faccio pensando alle altre cinque che potrei fare nel frattempo e, quindi, la faccio male.
Ecco perchè questa settimana ho pensato a una cosa difficile, ma fondamentale, come quella di arrivare dal “troppo” al “necessario” transitando per il “giusto”.
Siamo “troppo” occupati, spesso “troppo” impegnati, abbiamo “troppi” pensieri.
Ci rifugiamo sempre nel “troppo” di qualcosa per NON fare quel poco necessario in tutto il resto.
Da quando siamo tornati a una vita fuori le nostre case, se doveste dirlo onestamente, quanto vi siete dedicati a quel “poco” che avevate riscoperto? Quella telefonata dopo un pensiero, quel messaggio che segue un ricordo, quel profumo di buono che viene fuori da una cucina affollata… Dove sono finite? Che fine ha fatto la lentezza dei pensieri e dei gesti che ridava al tempo un valore lunghissimo?
Avrei un sacco di domande su questo. Voglio lasciarne qualcuna aperta per noi, perchè le domande aperte sono mondi da cui partire, per arrivare dove poco importa.
Se domani non ci fosse più tempo, avremmo fatto quella telefonata? Ci saremmo fermati a guardare quella foto? Avremmo colto l’opportunità di sorridere con qualcuno? . Avremmo rischiato di amare ancora?
Probabilmente , no.
Il “necessario”, così prezioso dietro quelle mura col mostro fuori, ha già ceduto il posto al “troppo” che ha invaso di nuovo case, tempo, menti, vita.
Mi sento anche aggiungere che la scusa che non abbiamo tempo varrebbe per chi salva il mondo dalla pandemia del secolo, e che pure trova il tempo per farsi ancora domande e soprattutto inseguire le risposte.
Fermiamoci, il tempo di questa lettura, adesso.
Adriana
La domanda per voi
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