Esistono luoghi dell’appartenenza, percorsi sterrati di un’esistenza densa di fantasmi, nodi e prese di coscienza.
Frammenti di racconto in grado di farsi carne, fiato, rimembranza di un’epoca che non ha bisogno di intercettare direttamente lo scorrere di una biografia per contaminarla. Una direzione inaspettata ma arricchente, che pulsa di una linfa pronta a dissetare il terreno più fertile prende così forma.
A partire da un grumo di sensazioni irrisolte, si snoda l’itinerario che Felice Foresta in “Lungo il sentiero delle trasparenze” delinea, nel tentativo di far comprendere quanto un cumulo potentissimo di segnali possa deflagrare benevolmente, quando si muove tra i riflessi di una sensibilità capace di trasformare i dettagli in mattoni utili ad edificare cattedrali di quotidiana scoperta.
Con la bussola puntata verso Sud
Con la bussola puntata verso un Sud carico di assenze prepotenti e di presenze evanescenti ma incisive, Federico Forster (il giovane avvocato che per mestiere, sensibilità ed un gioco linguistico, ricalca nome ed essenza dell’autore), disvela tasselli della propria identità.
Nell’eco di monti, di serre, nel viso antico di uno zio strappato alla vita, all’amore e alla propria vocazione terrena da un destino al sapore di fiele, fede e incompiutezza, egli metterà ordine nel nebuloso bagaglio di sé, ammaliato pure da lontano dal richiamo atavico e saggio di una Calabria in tacito fermento.
Tra prosa e poesia
In un mosaico di prosa (che danza con la poesia), introspezione e fine ricerca linguistica, si dispiega l’autenticità con la quale un angolo di mondo genera e custodisce volti, parole, gesti, silenzi. Sarà questo lo specchio nel quale il protagonista (tra certezze ed incontri casuali che lasciano il segno) potrà riconoscersi, rimescolando le carte del vissuto e facendo riaffiorare la crudele bellezza del ricordo, che dal dopoguerra divenendo sempiterno ed esemplare, si eternizza.
Rinasce come cifra umana e naturale che sembrava inesistente o perduta.
Come il tempo di un uomo che riacquista la dignità memoriale e di un altro che ne segue la scia.
Vita, morte, gioia e dolore, luce e asperità, diventano così elementi di un paesaggio interiore, che raggiungendo fortuitamente lo sguardo, lo guidano verso le più profonde giunture dell’anima.
Un’avventura intima eppure condivisa
Con lirico incanto, su un’altalena di vuoti che riempiono, sfiorando anche per pochi attimi il cammino altrui, Felice Foresta regala al lettore un’avventura intima eppure condivisa, un viaggio autoctono ma spalmato su diversi binari, nel respiro corale di città e persone. Nell’universalità del contatto con la sofferenza ed il passato, con ciò che è stato ed è giusto lasci un timbro.
Perché la trasparenza di un’ombra è la traccia che il corpo, ben oltre gli anni, lo spazio e le piaghe terrene, può donare di sé, rendendosi tra purezza e confusione, voce di una verità che necessita di essere carpita, ascoltata, accolta, assorbita e trasmessa. Limpidamente.
Il libro
Titolo: Lungo il sentiero delle trasparenze
Autore: Felice Foresta
Editore: Tra le righe Libri
Altre info: 174 pagine, anno 2018
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