Fin da giovane ha coltivato l’interesse per la poesia e la pittura, traendo inizialmente spunto da post-impressionismo, simbolismo e avanguardie storiche. Maturando l’esperienza, i suoi procedimenti tecnici e il linguaggio “optano per soluzioni pittoriche consonanti” – a detta di taluni critici (A. Mozzambani, G. Segato, S. Salvagnin, A. Sandonà) – “con quelle di espressionismo (nelle tematiche) e di astrattismo ed informale (nel ductus)”; consonanze che l’Artista riconosce, peraltro, come funzionali alla definizione formale di quel suo prioritario e connotante rapporto uomo/natura e uomo/storia/società che la condizione “postmoderna” ha drammaticamente problematizzato, rendendolo eticamente “fluido” e umanisticamente “debole”.
Tra i principali riconoscimenti alla sua opera, si segnalano le recenti acquisizioni del MUDI di Rodello d’Alba (2017) e del MOA di Eboli (2019); è risultato inoltre “Vincitore Assoluto” della 21° e 23° edizione del “Premio L. Tito” (Dolo, 2017, 2019) e della 2° edizione del premio “We are the world” (Napoli, 2019).
Le opere di Livio Billo
Le montagne incarnano da sempre, nelle diverse culture umane, il simbolo dell’unione tra Cielo e Terra, tra l’immanente e il trascendente. Perciò le religioni ne hanno fatto il centro della cosmologia e della geografia del “sacro”, nonché luogo e tramite di ascesi, dove ritrovare il contatto con la Divinità, con il principio primo ed ultimo dell’universo ed attingere il distacco dalle cose terrene, ovvero da tutto ciò che è indeterminato, effimero e transeunte. La montagna si carica di profondi significati morali e spirituali, in relazione alla crescita psichica, psicologica e individuale, come si ricava dalla psicanalisi junghiana e dai suoi “archetipi”: le idee innate e predeterminate dell’inconscio umano, il “vissuto” del sognatore, le difficoltà da affrontare nel conseguimento dei propri obiettivi e la felicità per la loro avvenuta conquista.
Utilizzando la tecnica mista su carta intelaiata, Livio Billo rappresenta il Monte Civetta – definito da Dario Buzzati “la muraglia di roccia più bella delle Alpi” – e il Sass Pordoi, sulle Dolomiti che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità che costituiscono un patrimonio unico ed inestimabile, per il suo valore naturalistico ed estetico, ma altresì delicato e fragile, di una fragilità estrema che taluni eventi, quali la “Tempesta Vaia”, hanno messo drammaticamente in luce. Dal crollo, immane e catastrofico, sono investiti ed annientati, allo stesso modo, le plurimillenarie formazioni di rocce e massicci che la Natura ha plasmato, per vie misteriose e i manufatti umani, frutto della moderna “civiltà delle macchine” e della sua arrogante, quanto colpevole, pretesa di dominarla, sostituendosi al suo Creatore.
- Monte Civetta, tecnica mista su carta intelaiata, cm 80,5×61,5.
- Sass Pordoi, tecnica mista su carta intelata, cm 60×70.
Link: https://gheghi.wixsite.com/alpenadria/copia-di-cecchini-15
Facebook: https://www.facebook.com/CalabriaContatto;
Facebook di Ars Artis: https://www.facebook.com/ArsArtisAdmin;
Instagram: https://www.instagram.com/calabriacontatto/?hl=it;
Twitter: https://twitter.com/calabriatweet;
Pinterest: https://www.pinterest.it/calabriacontatto/.