La musica popolare calabrese non è fatta solo di note e ritmo, ma anche di strumenti musicali. Questi rappresentano la tradizione dell’artigianato locale.
Di seguito una breve carrellata degli strumenti tipici più comuni.
Gli strumenti musicali della tradizione calabrese: La zampogna
La zampogna è uno degli strumenti tradizionali più antichi. Da sempre accompagna canti e balli folcloristici in ogni occasione.La zampogna (o anche “ciaramedda”), è uno degli strumenti musicali più diffusi in Calabria. I materiali utilizzati per la realizzazione, accomunano la tradizione calabrese a quella di molte aree d’Europa caratterizzate dalla presenza della pastorizia. Il suono dolce della zampogna infatti, è prodotto da canne.
Queste vibrano con l’aria contenuta in una sacca di pelle (otre) di pecora o capra, nella quale il musicista soffia di tanto in tanto. Nell’otre sono inserite sia le canne della melodia che quelle di bordone. Le note vengono generate attraverso l’apertura e la chiusura dei fori posti su di esse.
In Calabria, le zampogne, sono a quattro o a cinque canne. Le tipologie principali sono: surdulina, a chiave, a paro, moderna. Questo strumento si usa anche per accompagnare il canto.
Il ritmo
Il ritmo è affidato alle percussioni e agli strumenti a corda. Tra le prime troviamo i tamburelli, le grancasse e i “tùmmari” (tamburi di medie dimensioni): talvolta questi ultimi, suonati dai “tummarinari”, sono gli unici strumenti di alcune forme musicali per bande.
Percussioni particolari sono il Tocca Tocca (o Toccara) e il Cupi Cupi (o Cupa Cupa).
Il primo strumento è costituito da un corpo centrale in legno di castagno, con due ante mobili che, agitando lo strumento, sbattono contro la tavoletta centrale producendo un tipico suono. In anni passati (ma in alcuni paesi ancora oggi) era utilizzato per comunicare ai fedeli la morte di Cristo e l’inizio del triduo pasquale.
Il loro uso, specie da parte dei bambini, risultava spesso molesto, tanto che ancora oggi l’espressione dialettale “essari ‘na tòccara”, equivale a “essere molto petulante e ossessivo”. Il Cupi Cupi è invece suonato con un panno bagnato sfregato sull’asta.
Il tamburello tra gli strumenti musicali più antichi
Il tamburello è uno strumento musicale a cornice, costituito da una parte in legno di faggio e da una cornice su cui si applica la pelle di capra o di capretto. Come da antiche tradizioni, la pelle viene fissata da chiodi di legno o con una fascia del medesimo materiale. All’interno della cornice sono inserite delle parti metalliche, i cimbali, originariamente ricavati da latta di sarde.
Le dimensioni del tamburello variano da 25 cm a 70 cm di diametro, producendo diversità di suoni, così come il maggiore o minore numero di cimbali. Infatti la componente grave del suono prodotto è generata dalla percussione della pelle di capretto o di capra; mentre quella più acuta, dipende dalla quantità e consistenza dei cimbali metallici.
Le origini del tamburello si perdono nella notte dei tempi. Ne è la prova, la presenza di questo strumento nell’iconografia antica e nei graffiti rupestri preistorici. Questo strumento musicale, viene spesso raffigurato nella sua forma arcaica.
La chitarra a battente
La chitarra a battente è senza dubbio uno degli strumenti a corda più utilizzati nella musica popolare calabrese.
L’origine della chitarra battente risale al XVI Sec. Diffusissima in Italia e nel resto d’Europa, tra il XVI e il XVII Sec. è stata adottata, e successivamente modificata dall’ambiente contadino, in modo da assumere caratteristiche e modalità d’uso autonome rispetto al modello barocco. Le tecniche di costruzione erano abbastanza rudimentali poiché si utilizzavano legni occasionali, a volte senza stagionatura.
Non esistono composizioni scritte specifiche per chitarra battente, in quanto l’uso di questo strumento musicale, coinvolse i ceti più poveri della popolazione, lontani dai compositori di corte in grado di trasformare la musica in forma scritta.
La chitarra battente, si distingue dalla normale chitarra (detta francese), per la sua forma particolare che rimanda al numero 8 allungato. La cassa è bombata, con fasce alte a doghe di noce o castagno, interposte da strati sottili di legno chiaro. La tavola armonica, (che si inclina dopo il ponticello) ha un foro di risonanza (o buca), coperto di solito, da una rosetta cilindrica di carta colorata. Non ha funzione acustica ma ornamentale e la tastiera non supera mai i dodici tasti. I bischeri (o piroli) si trovano posteriormente nella parte terminale del manico.
In genere, presenta 5 corde metalliche doppie di eguale spessore, (pensiamo al mi cantino della chitarra acustica), ma possiamo trovare diverse “varianti”. Nell’ambito contadino ed agro-pastorale, troviamo 4 corde singole, manca cioè la terza corda sol ma con accordatura sempre ad intervallo di una quinta. In alcuni casi possiamo trovare una quinta corda che funge da bordone (nota fissa). Il ponticello è abbastanza basso e mobile e riceve la pressione delle corde tese che lo mantengono fermo.
La lira calabrese
La lira calabrese è uno strumento a 3 corde, fatte vibrare con uno speciale archetto. Il suo suono è molto caratteristico e ha funzioni prevalentemente melodiche. A volte viene sostituita dal violino negli spettacoli.
A differenza di altri strumenti, la lira è ricavata da un unico pezzo di legno scavato, su cui viene incollata la tavola armonica. Ha due fori di risonanza, solitamente circolari o semi-circolari, a cavallo dei quali, poggiato sulla striscia di legno che li separa, risiede il ponticello che comunica con il fondo dello strumento, grazie ad un’anima mobile di canna.
La lira, priva di tastiera, ha tre corde fissate a una cordiera di cuoio collocata sulla fascia inferiore e tirate da tre piroli che si trovano nella parte posteriore della paletta. Anticamente, le corde erano di budello animale o si ricavavano dalle fibre dell’agave. Oggi si tende ad usare corde di nylon.
I suonatori impugnano la lira e tastano le corde con la mano sinistra. La destra impugna l’arco che sfrega sempre due corde alla volta. La corda centrale funge da bordone, si possono dunque suonare insieme, di volta in volta, la prima con la seconda e la seconda con la terza. Lo strumento si tiene in posizione verticale. C’è chi lo suona stando seduto e appoggiandolo sulle due gambe chiuse, e chi lo poggia su un ginocchio riuscendo a suonare anche in piedi.
La lira, grazie alla circolazione culturale favorita nei secoli X° e XI° dagli Arabi e dai Bizantini, appartiene a un tipo strumentale che ha un posto importante in alcune tradizioni musicali del Mediterraneo.
Nella nostra regione, come è accaduto per la chitarra battente, è stata calabresizzata. La diteggiatura infatti, osserva una scala riconducibile a quella della zampogna e anche il repertorio ripropone le forme strumentali e vocali/strumentali, tipiche degli altri strumenti.
L’organetto
L’organetto, o fisarmonica diatonica, fu inventato nel 1829 ma si diffuse come strumento della musica tradizionale solo alla fine del secolo scorso, sostituendo le cornamuse.
Alla fine del secolo scorso, l’organetto diventò il padrone delle sale da ballo cittadine dove stavano regnando nuove danze fino ad allora sconosciute: il “Liscio”. La sua storia cittadina, però, fu molto breve poiché, le fabbriche italiane e tedesche avevano inventato, prima la Fisarmonica Semitonata (un ibrido tra organetto e fisarmonica) e successivamente la moderna Fisarmonica Cromatica, riportando così questo strumento nelle campagne.
L’organetto è una fisarmonica (in termini tecnici: aerofono ad ancia libera) costituita da due casse di legno collegate tra loro da un mantice di cartone. All’interno delle due casse sono inseriti dei “castelli” di legno che sostengono le ance, cioè delle piastre di ferro con una linguetta mobile che, al contatto con l’aria, vibra producendo il suono. I tasti dell’organetto aprono delle valvole che, insieme al movimento del mantice, lasciano passare l’aria e azionano le ance. Sulla parte destra dello strumento, i tasti producono una nota singola (tastiera del canto), mentre sulla parte sinistra azionano il suono contemporaneo di più ance, dando vita alla parte armonico-ritmica (tastiera dei bassi).
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