Quando si parla di arte in Magna Graecia, il pensiero va subito ai Bronzi di Riace, le due statue di bronzo rinvenute il 16 agosto 1972 dal chimico romano Stefano Mariottini, nel corso di un’immersione a c.a. 300 mt dalla costa di Riace, a soli 8 mt di profondità.
I Bronzi di Riace, la cui identificazione è incerta ed è stata oggetto di diversi studi e teorie – potrebbero essere atleti o eroi (Agamennone e Aiace, Mirone e Alcamene) o anche Divinità (Castore e Polluce) – che saranno approfonditi meglio in seguito, sono custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e costituiscono una delle più importanti mete del turismo culturale italiano.
Lo studio delle terre di fusione dei Bronzi di Riace ha confermato la provenienza greca delle due statue, probabilmente dai territori dell’Attica e dall’Argolide.
Non solo le statue dei Bronzi di Riace
Benché i Bronzi di Riace costituiscano un emblema della civiltà greca di cui la Calabria conserva tuttora numerosi resti e importanti tracce, non bisogna dimenticare che il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ospita diverse sculture in bronzo e in marmo, forse non conosciute da tutti, ma di non minore rilevanza: stiamo parlando della c.d. “Testa del Filosofo”, della “Testa di Basilea”, del “Kouros” e dei “Dioscuri di Marasà”.
La “Testa del Filosofo” e la “Testa di Basilea”
La “Testa del Filosofo” e la “Testa di Basilea”, conosciute anche come i “Bronzi di Porticello” in quanto entrambe rinvenute all’interno del relitto di Porticello, scoperto nel 1969 da alcuni pescatori nelle acque settentrionali dello Stretto di Messina, costituiscono due ulteriori esempi di sculture bronzee presenti all’interno del Museo Archeologico di Reggio Calabria.
Sono esposte accanto ai Bronzi di Riace e rappresentano la più importante collezione di bronzistica greca a livello mondiale.
La “Testa del Filosofo”, è il resto di una scultura bronzea e potrebbe raffigurare l’intellettuale Caronda, filosofo epicureo che le fonti sembrano ricordare come il legislatore di Reghion, il filosofo greco Esiodo oppure il saggio centauro Chirone, figura mitica. Rappresenta un esempio importante di ritrattistica greca, caratterizzata da un’elevata esecuzione tecnica. I tratti del volto sono molto marcati, gli occhi piccoli e i baffi lunghi. La barba è molto lunga e le ciocche sono lavorate separatamente, così come i riccioli della capigliatura.
La “Testa di Basilea”, così denominata perché oggetto di trafugazione e venduta al Museo di Basilea, riconsegnata nel 1933 dalla Svizzera alla Soprintendenza archeologica di Reggio Calabria, esprime lo “Stile Severo”, fase della scultura greca che rappresenta il periodo di transizione tra l’arcaico maturo ed il pieno classicismo. Sembrerebbe essere parte di una statua di Divinità, risalente alla prima metà del V sec. a.C.; è una testa virile caratterizzata da una lunga e fitta barba e da una folta capigliatura trattenuta da una benda. Le arcate orbitali sono molto accentuate e gli occhi hanno un’ovale allungato.
Tesori di marmo
Il “Kouros” di Reggio Calabria è una scultura in marmo proveniente dall’isola di Paros (Cicladi) risalente alla fine del VI – inizio V sec. a.C. Il termine che in greco antico era riferito a giovani greci, gli Efebi, è oggi riferito alle statue, della medesima tipologia, collocate nei pressi dei santuari dedicati ad Apollo, Dio del Sole. Il volto è caratterizzato da occhi definiti solo in parte, originariamente contornati da una linea scura dipinta e da labbra rialzate alle estremità, nel c.d. “sorriso arcaico”. La capigliatura è costituita da file di riccioli a spirale, con ciocche ondulate a raggiera raccolte intorno alla nuca in una morbida treccia.
Curiosità: sembra che il termine dialettale “caruso” usato nel meridione per indicare i bambini, derivi proprio dalla parola Kouros.
Tra i primi rinvenimenti della Magna Graecia in Calabria vi sono i “Dioscuri di Marasà”. Il Gruppo dei Dioscuri è costituito da due sculture in marmo proveniente dall’isola di Paros, così come il marmo del Kouros, risalenti alla fine del V sec. a.C.. Raffigurano i gemelli Dioscuri, Castore e Polluce, figli di Zeus, pronti a salire a cavallo, sostenuti da due tritoni marini. La terza statuetta, rinvenuta molto tempo prima, rappresenterebbe la Vittoria.
Secondo la leggenda, i Dioscuri intervennero nella “Battaglia della Sagra“ del VI secolo a.C. in favore delle truppe costituite da locresi e reggini contro i crotoniati.
di Caterina Cefaly
Informazioni Utili
Sito Web: Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria
GIORNI E ORARI D’APERTURA
Lunedì – Venerdì dalle 9.00 alle 20.00.
Ultimo ingresso ore 19.30.COSTI
biglietto intero: € 8,00
biglietto ridotto € 5,00INDIRIZZO
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0965 61 76 12
320 71 76 148 (Biglietteria)
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