L’ultimo drago d’Aspromonte

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La penna di Gioacchino Criaco e la matita di Vincenzo Filosa

Esistono dimensioni in cui ci si perde per ritrovarsi interi ed il tempo diventa un espediente per iniziare a guardarsi dentro.

Esplorare l’Aspromonte, esplorare se stessi

Esplorare l’Aspromonte per indagare più o meno consciamente se stessi: una comunità della rinascita
abbraccia la mente del giovane Nì, per liberarla dalle dipendenze della carne, mentre il bosco con un’eco
limpida e segreta ad un tempo, accoglie lui facendone emergere le ferite e i nodi più intimi.

È da un impasto di incontri che Gioacchino Criaco (già abile narratore delle sfaccettature più violente e
virtuose di una Calabria complessa), comincia a srotolare una matassa lungo la quale fragilità e
consapevolezze si intersecano sotto l’occhio vigile di un Drago (quello di Roghudi Vecchio- RC), il cui volo
dalla rocca misteriosa si erge ad emblema di riconquistata libertà.

Il passato e il presente

E mentre il passato turbolento fa capolino, mettendo ordine fra i tasselli di un figlio perso nel riflesso dei
genitori, confuso tra le ombre del terrorismo e del malaffare, le genti di montagna, la fauna parlante,
sembrano stringere un patto d’alleanza con il protagonista, il presente si delinea con chiarezza, con la
limpidezza di un fiore cresciuto tra le rocce. In fondo, la radice aspromontana è intrisa già di una ruvidezza
latina in grado di farsi faro di declinazione grecanica. Asper che ostacola ed è luce nel medesimo istante.

La penna di Criaco, la matita di Filosa

L’incontro con l’esistenza tra salite e discese, certezze e rivelazioni, l’incontro tra esseri viventi di diversa
specie, l’incontro allo specchio e con la terra, anima dunque la penna e le pagine di Criaco, intercettando la
matita fine e pungente di Vincenzo Filosa (l’incrocio tra sensibilità calabre è l’ennesimo quid tangibile di
questo lavoro). Il fumettista e traduttore dal giapponese, nativo di Crotone conferisce alle atmosfere già
dark dell’autore, un volume ancor più nero che, complice il chiaroscuro, sancisce l’universalità di una storia, il cui contorno ricalca tanto l’introspezione tipica della rappresentazione nipponica quanto l’intreccio
bucolico del Sud.

Un racconto personale si fa dunque collettivo e questa inclinazione favolistica finisce con l’insegnare molto di più di qualche guizzo accademico. Disegno e parola si fondono e senza pestarsi i piedi, ricuciono con maestria e genuinità i buchi della pelle e dello sguardo. Diventano l’antidoto per il male fisico e per il tarlo del pregiudizio.

Il libro

Titolo: L’ultimo drago d’Aspromonte

Autore: Gioacchino Criaco, illustrazioni di Vincenzo Filosa

Editore: Rizzoli Lizard

Altre info: 192 pagine, anno 2020

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Autore

Silenziosa osservatrice dalla penna loquace. Classe 1995. Convinta che per raccontare il mondo con spiccata vena poetica occorra conoscerne le dinamiche interne è laureata in Sociologia presso l’Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro e studia Metodi e linguaggi del giornalismo presso l’Università degli Studi di Messina. Collabora con diverse testate giornalistiche del territorio, scrive per necessità emotiva qualcosa che somiglia alla poesia. Ama la sua Calabria, terra di contraddittoria bellezza.

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